Cyberbullismo su Roblox: mamma gamer italiana denuncia minacce verso sé e la figlia

Pubblicato il 18 ottobre 2025 alle ore 18:46

l mondo dei videogiochi online, spesso percepito come spazio ludico e creativo, nasconde anche zone d’ombra. Lo sa bene una mamma italiana, nota nella community con il nickname LibertyDragon5, che per mesi ha ricevuto insulti, minacce e molestie digitali dopo aver condiviso in video i momenti di gioco con la figlia di 9 anni su Roblox.

Da gioco a incubo

LibertyDragon5 aveva iniziato la sua attività sui social mostrando i suoi gameplay con la bambina, con l’intento di promuovere un uso consapevole del videogioco e rafforzare il legame madre-figlia. All’inizio i commenti erano incoraggianti e tanti utenti apprezzavano l’idea di avvicinare i genitori al mondo virtuale dei figli.

Poi, lentamente, è cambiato tutto. Account anonimi hanno cominciato a lasciare messaggi offensivi nei commenti: accuse di sfruttare la figlia per ottenere visibilità, critiche sul modo di crescere un bambino “social”, insinuazioni su cosa ci fosse dietro quei video. Successivamente le minacce sono diventate più dirette: “Smettila o ve ne pentirete”, “Sappiamo chi siete”, “Vi raggiungeremo anche fuori da Roblox”.

La madre ha cercato di ignorare, è intervenuta su alcuni commenti e ha segnalato i profili offensivi, ma ogni volta che un account veniva bloccato o cancellato ne comparivano altri. Gli attacchi si sono estesi anche al profilo personale della figlia, che giocava con account minimalmente protetto: riceveva messaggi del tipo “ti stiamo guardando”, “dì alla tua mamma di tacere”.

Paura e conseguenze reali

Quando la bambina ha chiesto alla mamma se qualcuno potesse “verla veramente fuori dal gioco”, la donna ha capito che la situazione non era più virtuale, ma stava intaccando la sicurezza psicologica di entrambe. La piccola ha manifestato ansia, paura delle notifiche, rifiuto di accendere il computer.

La mamma ha iniziato a documentare ogni episodio — screenshot, salvataggio di chat, registrazioni delle notifiche — e alla fine ha deciso di sporgere denuncia alla Polizia Postale. Ha anche contattato le piattaforme (Roblox, TikTok, YouTube) segnalando gli account molesti, e in alcuni casi quelli sono stati rimossi. Tuttavia, ammette la donna, “le piattaforme devono fare molto di più per prevenire questi abusi, non solo intervenire dopo che il danno è già fatto”.

Il contesto in Italia

Casi di cyberbullismo contro genitori — anche quelli che gestiscono contenuti familiari nei videogiochi — stanno emergendo con maggiore frequenza. Gli adulti che mostrano i figli online come “compagni di gioco” diventano a volte bersagli di chi non comprende i limiti della vita digitale.

Secondo osservatori e studi sul fenomeno, il cyberbullismo non colpisce solo gli adolescenti ma può rivolgersi a qualunque persona presente in comunità online, soprattutto quando c’è una componente emotiva forte — come una madre che gioca con la figlia.

In Italia, sono molti i casi documentati di minacce online, offese, campagne di odio, ma raramente ottengono la rilevanza mediatica che meritano. Per esempio, recentemente una tredicenne modenese è stata coinvolta in una chat dove utenti davano notizie inquietanti come “bruciamola”, e sono intervenuti gli inquirenti. Corriere della Sera+2TGCOM24+2

Reazioni e responsabilità

  • Dalle piattaforme: si chiede più moderazione preventiva, strumenti efficaci di reporting, sistemi che impediscano ai molesti di ricreare account in forma facile.

  • Dalle autorità: la Polizia Postale ha un ruolo cruciale nel raccogliere prove e agire legalmente.

  • Dalla società digitale: è necessario un cambio culturale: dietro uno schermo c’è sempre una persona con emozioni, paure e diritti.

Per LibertyDragon5, la decisione è di non fermarsi. Ha ridotto l’esposizione pubblica e preferisce comunità più piccole e fidate. Ma la sua battaglia continua: sensibilizzare altri genitori gamer, promuovere norme più stringenti e costruire consapevolezza sui rischi reali dietro il divertimento virtuale.

“Non voglio che questo accada ad altre madri e bambini,” dichiara. “Il rispetto deve esistere anche dietro una tastiera.”

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